Vangelo della XXIX domenica del Tempo Ordinario.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22, 34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Nei giorni precedenti l’arresto di Gesù e la Pasqua c’è un vero corpo a corpo tra Lui e i suoi avversari. Con le parabole del “rifiuto del Regno” Gesù ha svelato i pensieri dei cuori di farisei, capi dei sacerdoti e scribi. E questi, anziché lasciarsi illuminare e guarire, cercano di sfuggire alla presa e metterlo a loro volta alle corde. Ecco dunque che si avvicendano con domande insidiose per coglierlo in contraddizione, farlo esporre o metterlo contro qualcuno. Vogliono svelare il suo “segreto”. Non per comprenderlo, ma per colpirlo. 

Ed è proprio però in questo contrasto che si sprigionano fasci di luce come quello che balena in questo brano. Traspare il cuore profondo di questo rabbì marginale e il suo mistero. “Qual è il senso, il fine, la direzione?”, chiedono. E’ l’amore. Proprio quello che manca a questi inquisitori, che non possono ribattere ma vengono giudicati dalla loro stessa domanda. Questa mia vita è abitata da Dio e dai fratelli?

Seguendo a distanza questa controversia, saremmo forse tentati dal sentirci anche noi dalla parte di chi ha vinto. Ma non deve sfuggirci che le parole così semplici di Gesù hanno una inaudita forza di contestazione anche per il nostro modo di pensare. Sono infatti altamente corrosive per la nostra mentalità contemporanea. Basta anche solo rileggerne rapidamente alcune.

La parola “comandamento”. Oggi nessuno deve dirci che cosa dobbiamo fare, abbiamo infatti non tanto la aspirazione legittima di discernere ciò che è giusto ma piuttosto la pretesa di definirlo noi stessi. Ma il bene viene solo da Dio. Sono disposto ad ascoltarlo?

La parola “tutto”. Oggi siamo affascinati dai frammenti, dai contratti affettivi a termine, dai part-time dello spirito, dall’indeterminatezza. Siamo assai volentieri disposti a dare a Dio qualcosa, purché non pretenda tutto. Ma Dio vuole tutto, perché tutto sia pieno da Lui. Sono disposto a donarglielo?

La parola “amerai”. Oggi siamo convinti che l’amore sia fiammata, sentimento, attrazione, benessere. Come potrebbe l’amore essere un comandamento? Ma Gesù ci mostra che amare è una scelta, è “volere il bene per te”. Sono disposto a sceglierlo?

Queste parole continueranno a battere ancora a lungo sui nostri cuori per dare ad essi per mezzo della Grazia qualche tratto del cuore del Maestro. Questi nostri poveri cuori di discepoli che hanno così tanto bisogno di imparare da Lui a credere, ad amare e a sperare.