Ascensione del Signore

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16, 15-20)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Salutarsi, distaccarsi. Chissà quante volte lo abbiamo fatto. Partire, lasciare. Di solito perché la vita ci porta altrove. A volte perché siamo alla ricerca di qualcosa, a volte forse anche per fuggire. In quel momento entra nella vita la separazione che trasforma l’altro – e te stesso nel cuore dell’altro – in un ricordo. Da allora in poi la vita sarà tutta o un attendersi o un dimenticarsi. Questa volta invece non è così.

Qui leggiamo il racconto del momento in cui Gesù si separa dai suoi, dopo aver parlato loro per l’ultima volta. E ci accorgiamo subito che in questo caso è tutto molto diverso: la sua è una separazione diversa dalle nostre, una “partenza” di altro tipo. Non è la separazione di chi va lontano, dell’assente. E’ la separazione che – al contrario – renderà Cristo sempre presente. Egli non diviene un ricordo ma piuttosto una intima presenza. Prima poteva essere vicino o lontano, ora invece sarà sempre con loro. Vivo e presente. Meravigliosamente operante.

Questa sua “salita” nelle profondità dell’essere – e di Dio – è il mistero dell’Ascensione. Gesù raggiunge il cuore delle cose perché torna al Padre e, nella sua potenza di Risorto, può riempire tutto di sé. Non lo conosciamo più – come dirà San Paolo – “secondo la carne”. Per mezzo della fede egli potrà abitare stabilmente nel cuore dei suoi discepoli. La fede è lo spazio di Dio dentro di te.

L’effetto di questo “passaggio” lo vediamo nella stessa vita degli apostoli, in cui non compare neppure la minima traccia di malinconia o di rimpianto. Al contrario, sembra che dopo la partenza del Signore essi acquistino uno slancio vitale che nasce dal profondo. E questo permette loro di partire, vivere, annunciare, amare, soffrire, senza avere lo sguardo né rivolto indietro né proteso in avanti. Ma tenendolo invece fisso in Dio, e sul suo amore. La loro vita d’ora in poi avrà un’anima sola che sarà Cristo stesso.

 


Per meditare

Per me Gesù è un ricordo o una presenza? Sono consapevole che “il Cristo abita per mezzo della fede nei nostri cuori (Ef 3, 17)? Come nutro la mia fede? Posso vivere anch’io la mia vita come gli apostoli a partire dalla presenza di Cristo in me?

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